La Rubrica Italiani all’Estero torna nel freddo Quebec, in Canada, per raccogliere l’emozionante storia di Melania, mamma di tre figli, lavoratrice indipendente e vera “cittadina del mondo”.
Mi chiamo Melania Borrielli, sono nata in Sardegna e ho vissuto a Castelsardo fino all’età di 19 anni. Dal 1991 sono una “fuori sede cronica”, ma l’amore per la mia Sardegna è intatto e ho la fortuna di potervi rientrare tutti gli anni per 6-8 settimane nonché averne fatto il centro della mia attività professionale. Mi sono laureata con lode in economia e commercio all’Università a Torino. Il progetto Erasmus mi ha portato a Lione e da allora non ho avuto spesso possibilità di muovermi. Colpa dell’Amore. Lì ho conosciuto colui che è diventato mio marito e che mi ha convinto a raggiungerlo prima a Parigi, per 7 anni, e poi in Canada, nel 2008. Tra l’altro sono diventata anche membro dell’Associazione Sardi del Quebec!
L’inverno 2008 è stato durissimo: tantissima neve, tantissimo freddo, una bimba di due anni e una seconda appena nata sul suolo canadese. Tantissima solitudine. Mio marito viaggiava e viaggia molto per lavoro, e senza famiglia né amici su cui appoggiarsi, non è stato per niente facile. Se avessimo saputo tutte le difficoltà dei primi due anni, non avremmo sicuramente fatto il passo. Oggi però so che non tornerei indietro. Tutti ci ripetevano che occorrono due anni per capire effettivamente come vivere in Quebec e far fronte alla sfida meteorologica del Canada… E infatti dopo due anni, io direi dopo due inverni, ti rendi conto che il freddo intenso (con punte di -35 gradi) e la neve non sono poi così ingestibili: compri delle buone scarpe, dei buoni guanti, dei buoni giubbotti e il gioco è fatto. L’importante è comprarli qui in Canada, unica garanzia che siano adatti al clima locale. Dopo di che accetti che devi uscire, anche se i bimbi sono piccoli, e giocare con il freddo! I miei figli ormai sanno pattinare e giocare a hockey come dei veri canadesi. La cosa buffa è che quando siamo a +10/12 gradi mi dicono: “Mamma … fa caldo! Oggi niente giubbotti!”. A +15 gradi le persone girano in ciabattine da spiaggia, le infradito. Lo capisco, oggi. Dopo mesi a girare con stivaloni caldi e impermeabili, anche i piedi hanno voglia di libertà!
Montreal é una città multiculturale ma le sfide dell’integrazione rimangono di attualità. Sono felice per i miei figli, ne ho tre, perché la diversità è vissuta come la normalità. Anche se abbiamo scelto una scuola privata, nella prospettiva di un rientro in Francia, i miei figli sono circondati da bambini di tutte le origini: libanesi, iraniani, francesi, italiani, argentini, giapponesi, e di tutte le religioni: cattolici, musulmani, ebrei. E adorano le feste locali come Halloween. Tenuto conto del lavoro di mio marito e dei suoi numerosi viaggi all’estero, nonché dei tre bimbi piccoli, ho scelto di lanciarmi come lavoratore indipendente: qui tutto è più facile, burocraticamente parlando, rispetto all’Italia. Sfruttando la mia esperienza in una società di consulenza, ho creato la mia propria società di consulenza ma nel settore immobiliare: la ResRei Sardinia assiste i clienti a comprare casa in Sardegna! Non dico che sia facile ma quando parlo con colleghi in Italia mi sento una privilegiata.
L’Italia mi manca moltissimo, soprattutto le bellezze naturali e architettoniche. Senza parlare della famiglia, quella stretta. Ma mi rendo conto che si è creato un gap culturale molto profondo. Oggi sono l’Italiana a Montreal e la Canadese in Italia. Qualche volta questa dualità mi pesa perché sento di non appartenere né agli uni né agli altri. Allora mi rifugio nella definizione “cittadina del mondo“, come lo saranno i miei figli. Spero rientrare tra una decina di anni al massimo, ma in dieci anni tante cose possono cambiare. In ogni caso non mi ci vedo per niente invecchiare qui!