Trasferirsi alle Canarie: “Stanchi delle delusioni lavorative in Italia”

by Veronica Crocitti

La Rubrica “Italiani all’Estero” approda sulle calde coste di Lanzarote per raccogliere la storia di Rocio e Giorgio, due italiani amanti di viaggi e avventure che, dopo aver girato il mondo, si sono ritrovati a vivere nelle Isole Canarie.

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PERCHE’ TRASFERIRSI ALLE CANARIE

Ciao Rocio. Raccontaci un po’ come è iniziata la vostra avventura nelle Isole Canarie.

Ciao Veronica! Allora, partiamo dall’inizio. Io e Giorgio siamo entrambi italiani anche se per lui è molto più semplice farlo credere quando si presenta, mentre per me non è cosi scontato per colpa del nome e, sia chiaro, anche della mia faccia. Io sono di Torino, ma sono nata in Perù, adottata da piccola da una famiglia italiana, appunto piemontese. Giorgio invece è di Brescia, più precisamente di Botticino Sera. Siamo quasi coetanei (1984 e 1983) e ci siamo incontrati circa 4 anni fa a Tenerife dove entrambi lavoravamo come fotografi in un resort dell’isola, un lavoro che, oggi come 4 anni fa, è diventato molto famoso e dà da mangiare a molte persone. Che ci piacessimo o no fu poco rilevante, ci piazzarono in camera insieme e di conseguenza fin da subito dovemmo convivere. Così prima convivenza forzata, dopo pochi mesi convivenza voluta. L’azienda venne assorbita da una più grande e noi, per l’ennesima volta, ci ritrovammo senza lavoro, con un affitto da pagare e nel bel mezzo dell’oceano. Una cosa era certa: l’Italia era esclusa! Entrambi, all’alba dei 30 anni (all’epoca), eravamo stanchi delle delusioni lavorative, di non essere ancora riusciti a fare centro nonostante i sacrifici, l’impegno e la dedizione. La voglia di graffiare, arrivare, competere è quel qualcosa che credo ci ha fatto sentire molto complici fin dall’inizio e ci ha unito in pochissimo tempo. Nonostante due background alquanto diversi, siamo dove siamo perché siamo stati in grado di comprendere che non si può avere tutto e bisogna scendere a compromessi accettando anche le sfide che si presentano. Abbiamo trovato il coraggio di porci le domande più difficili e trovare le risposte: Sai chi sei? Capisci cosa ti è successo? Vuoi vivere in questo modo? Io sono laureata in Ing. del Cinema e dei Mezzi di Comunicazione al Politecnico di Torino e ho trascorso gran parte della mia vita a rincorrere il sogno del lavoro “perfetto”, non del posto fisso, ma quello da fare con passione tutti i giorni e che ovviamente avrebbe ripagato la mia ambizione e i sacrifici fatti anche dalla mia famiglia durante il periodo di studi. Per me era automatico, ora che si ha laurea, che qualcuno ha creduto in te, non ci si può limitare ad accontentarsi del primo lavoro in un bar. Non fraintendetemi, anch’io ho avuto 20 anni e ho svolto lavori di ogni genere, ma il lavoro della vita è un’altra cosa. Soprattutto perché a differenza di altri, io ho sempre saputo da subito cosa stavo inseguendo, ovvero diventare un grande editor video per una casa di produzione di videoclip o spot pubblicitari. Peccato che, quando mi ritrovai a cercare lavoro, era quel lontano 2009, inizio della crisi in Italia, periodo in cui anche un ordinario ingegnere meccanico faceva fatica a trovare un qualsiasi impiego in linea con le sue competenze…

L’Italia, come spesso accade, lascia scappare i giovani… cosa hai fatto allora?

Nel 2009 partii per la seconda volta verso quella che per me rimarrà sempre la mia seconda casa, Los Angeles, il sogno di tutti gli appassionati di cinema o di quelli che vorrebbero lavorarci. Devo tutto a quel posto, e nonostante non sia riuscita a trasformarla nella mia casa, mi ha regalato 9 mesi di grandi insegnamenti grazie a diversi tirocini in case di produzione nel cuore di Hollywood. Le competenze assimilate hanno rafforzato il mio carattere e si riflettono in quello che sono oggi professionalmente. Il rapporto con l’America, però, nasce molti anni prima in una delle più importanti esperienze della mia vita, 2001/2002 un intero anno scolastico come exchange student al liceo. Devo molto anche a quella esperienza, forse senza quella oggi non sarei in grado di parlare discretamente inglese, e quindi probabilmente tagliata fuori da molte opportunità lavorative.

Parliamo un attimo di Giorgio….

Giorgio, come dicevo, a differenza mia, ha un background completamente diverso. A soli 16 anni decise di buttarsi subito nel mondo del lavoro poiché l’Italia a quei tempi non era ancora così complicata e carente di possibilità. Bastava avere spalle forti, tanta volontà e si poteva fare tutto: oggi questo non basta più. Dopo 10 anni di costante lavoro, si ritrovò improvvisamente anche lui senza lavoro e iniziando a saltare da un posto all’altro fino a prendere una grande decisione, quella che, a mio parere, gli ha cambiato e salvato la vita: lasciare il paesino e scoprire la bellezza del mondo partendo dall’Australia. E fu proprio l’Australia uno dei primi argomenti che ci tenne svegli intere notti a Tenerife. C’ero stata anch’io da poco e questo scoprì in noi un secondo punto in comune: il viaggiare. Per me l’Australia fu solo un breve e amaro passaggio, per molti la nuova America, io la definisco un luogo piuttosto costoso e troppo lontano. Niente a che fare con la magia della California. D’altronde però il sogno americano era sfumato, e quindi era giusto guardarsi intorno. Tutto tranne l’Italia! L’Australia per Giorgio fu come per me l’America, un trampolino di lancio, imparando l’inglese a 30 anni e il rendersi conto che la vita è immensa e va vissuta intensamente ad ogni angolo del mondo e non solo a Brescia.

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Ed eccovi qua a Lanzarote!

Esattamente, e dopo aver fatto un bel giro del mondo. Perché proprio qui? Rimasti senza lavoro a Tenerife, la famiglia ci venne in aiuto per l’ennesima volta, probabilmente anche loro stanchi di vederci insoddisfatti. Per carità, per quanto fosse molto bello e creativo il lavoro a Tenerife, le condizioni erano quelle di un lavoro stagionale e per ragazzini di 20 anni e non sarebbe stato comunque per sempre. Le nostre rispettive famiglie ci proposero di aiutarci ad aprire la nostra attività se davvero reputavamo che quel posto (le Isole Canarie) e quel genere di attività (foto turistiche all’interno di hotel) potessero essere un buon investimento. Così fu e dopo meno di un mese riuscimmo ad avviare il tutto a Lanzarote, e ora sono quasi 3 anni che ci viviamo e lavoriamo. Questa parte di vita, soprattutto per me, è stata una scelta ragionata, non sicuramente sentimentale. E’ per questo che spiego sempre che Lanzarote ci ha scelti e non come molte persone che l’hanno scelta, innamorati del suo paesaggio tra mare e vulcani, della vita meno stressata e spensierata. La mia scelta sentimentale si chiamerà sempre Los Angeles e, ahimè, non ha niente a che fare con Lanzarote. Lanzarote è un affetto razionale dove abbiamo trovato tutto quello che volevamo e non trovato altrove, neanche in America o in Australia, tanto meno in Italia.

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LAVORARE NELLE CANARIE, A LANZAROTE

Com’è lavorare a Lanzarote? Spiegaci un po’…

Noi abbiamo costruito qui il nostro sogno e il nostro futuro come freelance, potendo lavorare 4 giorni alla settimana, vacanze dai 2 ai 3 mesi all’anno, l’IVA al 7%, un guadagno e un tenore di vita che non mi sognerei di trovare da nessun’altra parte. Viviamo di foto quotidianamente e da un anno a questa parte anche di parole e di nuovo di video come facevo anni prima, o meglio da dove è nato il mio percorso. Tutto questo per il nostro nuovo progetto iniziato meno di un anno fa, un blog dove raccontiamo della nostra vita a Lanzarote, dei nostri viaggi e delle esperienze di vita delle persone che incontriamo. Insomma noi non lavoriamo, abbiamo un grande appassionante hobby e, per quanto mi riguarda, è tutto quello che stavo inseguendo.

E l’Italia?

La nostra Italia è sempre lì e solo quando si vive lontano la si apprezza e la si cerca. E’ stupenda purtroppo, ma non abbastanza valorizzata e al momento non luogo per giovano talenti che vogliono brillare. Vediamo tutti i giorni molti nostri clienti inglesi o tedeschi meravigliarsi per quest’isola e le sue indiscusse bellezze, ma vogliamo paragonarla alle perle del nostro sud? O a città come Roma, Firenze o Venezia? Eppure scelgono di venire qui perché meno caro, nonostante sia più lontano. Questo dice tutto. Quindi no, non si torna in patria. Oltre ad una passeggiata tra le vie di una bella città artistica e culturale, ci manca moltissimo il cibo ed ecco perché ora abbiamo in progetto di tornarci più spesso, almeno una volta al mese per mangiare come Dio comanda. Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che basta una persona, un fatto o un momento per cambiare la tua vita per sempre. Per cambiare la tua prospettiva, colorare il tuo pensiero. Per costringerti a riconsiderare tutto quello che credevi di sapere. Per forzarti a porti le domande più difficili: Sai chi sei? Capisci cosa ti è successo? Vuoi vivere in questo modo?

Intervista realizzata da Veronica Crocitti

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