La Rubrica “Italiani all’Esterno” sbarca nel colorato Portogallo per raccogliere la testimonianza di Alessia Gaspari, una giovane italiana di 29 anni originaria di Padova, che ha deciso di stabilirsi in questo Paese dopo un’esperienza Erasmus.
Ciao Alessia, raccontaci un po’ come è iniziata la tua avventura in Portogallo
“La mia avventura in Portogallo è iniziata nel lontano 2011 quando ho partecipato al programma Erasmus a Coimbra. Ancora ventenne, corsi per casa urlando a mia mamma che ero riuscita a vincere il posto per partire e, ovviamente, a lei è inizialmente venuto un attacco di cuore. Poi si è ripresa subito e ha capito l’importanza che quella telefonata avrebbe avuto per me e per il mio futuro. Così partii per Coimbra, tra l’eccitazione e la paura, poiché non sapevo il portoghese né avevo pienamente capito dove e come arrivare in città, tanto meno in quale casa sarei andata a vivere. Dopo la prima settimana passata a cercare un abitazione e tentare di capire qualche parola in portoghese, senza riuscirci, la paura di non passare gli esami iniziò a prendere il sopravvento. Accompagnata da mia sorella trovai poi casa con altre quattro ragazze spagnole… a cui devo tutta la mia integrazione nell’ambiente ‘Erasmus’, tra burocrazia e immense ore a parlare un portuñol improvvisato!”.
Alla fine sei riuscita a dare tutti gli esami all’università?
“Fortunatamente sì! Con questa ‘mistura’ tra italiano, spagnolo e portoghese, ho frequentato il corso di Jornalismo (giornalismo) all’Universidade de Letras e l’ho trovato molto più interessante rispetto alla mia facoltà di Padova, molto più dinamico e pratico. In sei mesi non ho imparato molto a cucinare da sola ma, al contrario, sono cresciuta in diversi aspetti, integrandomi in una cultura diversa dalla mia. Riuscire poi a cavarmela da sola senza l’aiuto della mia famiglia è stato un altro grande passo in avanti. A quel tempo si usava Skype per tenersi in contatto e ricordo che quando chiamai per la prima volta mia nonna, dopo soli pochi mesi dalla mia partenza, mi apparve il suo volto e lei si mise a piangere chiedendo a mia mamma se quella fossi veramente io e se mi poteva parlare e vedere allo stesso tempo!”.
Cosa hai fatto una volta terminato l’Erasmus?
“Ritornai a Padova per terminare gli studi e mi laureai in Comunicazione. Poi cominciai a cercare lavoro in qualche redazione di giornale. Dopo un paio di mesi mi giunse una chiamata nella quale mi comunicavano che ero stata presa per il programma SVE, servizio volontario europeo, a Nazaré in Portogallo. Magari adesso tutti conoscono Nazaré per le grandi onde, ma fino a quel momento era una città sconosciuta sia per me e che per la maggior parte degli italiani. Alla fine partii. Il volontariato consisteva nell’essere d’appoggio in una scuola per disabili mentali e fisici. Sono rimasta in totale un anno, ho migliorato il mio portoghese, ho creato amicizie vere, forti e solide, ho imparato a saper dare il giusto valore alle cose e, conoscendo i vecchi abitanti nazareni e le loro storie di pescatori, mi è davvero sembrato di essere tornata agli anni 60 italiani!”.
Dopo sei tornata in Italia o sei rimasta in Portogallo?
“Dopo Nazaré mi sono trasferita a Lisboa, dove vivo tutt’ora. All’inizio ho trovato lavoro in un call center, così come la maggior parte degli italiani che stanno qui. Non mi piaceva parlare al telefono e stare otto ore chiusa in un ufficio, ma lo facevo per poter rimanere in Portogallo. Non avevo voglia di tornare a casa. Il fascino della scoperta e la volontà di mostrare a me stessa che potevo farcela da sola, con i miei soldi e con le mie scelte, mi ha tenuto qui. Certo, è stata abbastanza dura resistere un anno lavorando in un call center, ma ho conosciuto dei colleghi fantastici che, dopo ancora quattro anni, restano dei miei grandi amici”.
E adesso cosa fai? Sei ancora determinata nel rimanere in Portogallo?
“Ora, dopo svariati lavoretti, mi occupo di traduzioni dall’italiano al portoghese, faccio lezioni di italiano e gestione di contenuti web. Tutti mi chiedono quando tornerò in Italia e come mai continuo a rimanere qui dato che gli stipendi non sono alti ed anzi, per il costo della vita di oggi, sono piuttosto bassi. Considerate che lo stipendio minimo è di 500 euro ed il prezzo in un monolocale di Lisboa è uguale, sui 500 euro”.
Sembra che la vita sia abbastanza cara…
“E’ così. ovviamente quando sono arrivata, 5 anni fa, i prezzi delle case e della vita erano più bassi poiché non c’era così tanto turismo e Lisboa aveva ancora quella magia tipicamente lisboeta. Adesso le cose sono un po’ cambiate, gli affitti delle case sono improponibili per noi ‘portoghesi’. Ci si sposta nelle periferie che, a differenza dell’Italia, sono più efficienti e ben collegate col centro”.
Raccontaci qualche usanza tipica molto diversa dalle nostre.
“Beh, una stranezza a cui tutt’ora non mi sono abituata è quella di non avere il riscaldamento nelle case. E’ vero che non si arriva mai sotto i 6\9 gradi in inverno però è pur sempre difficile stare in case gelate…l’amica stufetta ci salva tutti! Per il resto posso dire che non ci sono così tante differenze con la nostra cultura e l’unica cosa che forse si sente ancora è la recente uscita dalla dittatura. Talvolta la mentalità è un po’ chiusa… ma succede ancora oggi in Italia! Tra l’altra qui non sento quel razzismo e quella paura dello straniero come lo posso vivere quando torno a casa”.
E dell’Italia cosa ti manca?
“Chiaramente la nostra cucina. Ahhh, quanto sogno un bel pranzetto a casa o una bella pizza! Devo ammettere che qui si mangia in modo molto salutare, con tanto pesce e baccalà in tutte le salse. Ma anche molta carne, riso usato come accompagnamento e tanti dolci fatti con la crema di uovo. Per trovare i piatti tipici basta andare nelle tascas, piccoli ristorantini spesso a conduzione familiare con una cucina ‘caseira’, di casa, dove si può cenare con 6\7 euro”.
Cosa consiglieresti a chi volesse trasferirsi in Portogallo?
“Consiglierei innanzitutto di capire bene le intenzioni. Se si vuole fare una vita tranquilla senza molte prospettive di guadagno o carriera e se si apprezza di più la qualità della vita rispetto a un progetto di vita futuro…beh, allora il Portogallo è l’ideale. Purtroppo se non si trova un lavoro ben pagato, intorno ai 1200 euro, qui non ci si può permettere di risparmiare per un futuro. Insomma, se l’idea è quella di fare soldi… lo dico chiaramente: non venite in Portogallo!”.
Intervista realizzata da Veronica Crocitti