Tradizioni Maya, l’antico Gioco della Pelota | Messico

by Veronica Crocitti

Le origini del Gioco della Pelota risalgono ai tempi dei Maya, in Messico. Nei siti archeologici di Uxmal e Chichén Itzá è ancora possibile vedere i resti, rimasti quasi intatti, degli immensi campi da gioco nonché degli anelli di pietra, posti al centro su alti pali, entro cui i giocatori delle due squadre dovevano far entrare la Pelota.

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Il gioco della pelota dei Maya

Dopo avervi descritto la struttura e le funzioni dell’importantissimo centro culturale di Chichén Itza, una delle sette meraviglie del mondo moderno, in questo articolo vi spiego in che modo i Maya solevano divertirsi con il celebre gioco della Pelota.

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LE REGOLE DEL GIOCO DELLA PELOTA

Le squadre che si fronteggiavano negli immensi campi da gioco erano due ed ognuna era composta da sette giocatori. Guardando con attenzione nei bassorilievi che si ritrovano sulle mura degli antichi campi da gioco si notano, con chiarezza, le scene di allora e i vestiti che gli avversavi utilizzavano durante il gioco.

Campo da gioco della pelota dei Maya

La Pelota era composta da una resina gommosa grande quanto una palla da bowling e l’obiettivo del gioco era farla rimbalzare, senza usare le mani, indirizzandola all’interno di grandi cerchi che si trovavano in cima alti pali piazzati al centro del campo. Per passarsi la palla, i giocatori potevano usare solo anche, natiche, fianchi e gomiti. Le regole erano severe e nessuno poteva sgarrare utilizzando mani o piedi per inviare la palla al compagno.

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I giocatori non avevano particolari vestiti ma le loro parti più sensibili, come anche, ascelle, braccia e ginocchia, venivano sempre coperte da larghe cinture. In questo modo si evitava che la pelota, lanciata a grande velocità, potesse causare fratture prima del previsto. A seconda delle tradizioni, alcune squadre portavano abbigliamenti più tradizionali con grandi elmi spesso raffiguranti serpenti intrecciati.

Le partite del gioco della pelota dei Maya potevano durare giorni interi. Non si vincevano trofei, bensì gloria, e la squadra perdente veniva uccisa e sacrificata agli dei.

Veronica Crocitti

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