Trovare lavoro a Parigi è semplice? Ce ne parla Serena, una siciliana espatriata in Francia per amore di arte e musei.
La Rubrica Italiani all’Estero sbarca nella Parigi più artistica per raccogliere la testimonianza di una siciliana emigrata nella bella Capitale Europea per amor dell’arte e della museologia.
Parlaci un po’ di te, Simona
Ho 33 anni e sono nata a Messina, in Sicilia. Mi sono diplomata al Liceo Classico Francesco Maurolico, ho conseguito la laurea in Beni culturali nell’Ateneo Peloritano e poi ho concluso un master di primo e secondo livello all’Ecole du Louvre di Parigi, in museologia. Mi trovo nella capitale francese dal 2009, quando ho deciso di trasferirmi qui per proseguire gli studi. L’Università di Messina mi ha dato un’ottima preparazione e un buon metodo di studio, ma da sempre ho avuto la passione per la museografia e i dispositivi di presentazione delle opere d’arte. Sapevo che la scuola del Louvre di Parigi aveva un Master in Museografia eccellente. Essendo in più madrelingua (mia madre è francese), mi sono voluta lanciare in questa nuova esperienza e il mio dossier è stato selezionato dalla commissione della scuola. I due anni alla scuola del Louvre sono stati molto intensi, ma rifarei questo master altre cento volte! Ho avuto modo di assistere ai corsi di grandi nomi della storia dell’arte e della museologia, di visitare siti abitualmente chiusi al pubblico, di seguire le materie a contatto diretto con le opere nelle sale dei musei o nei laboratori di restauro.
Come mai hai deciso di trasferirti e trovare lavoro a Parigi?
Dopo i due anni master, ho proseguito con qualche mese di stage al Musée de l’Armée-Hôtel des Invalides e lo stesso anno ho avuto la fortuna di essere assunta al Musée des Arts Décoratifs, nel palazzo del Louvre, come documentalista del dipartimento Art Nouveau-Art Déco: un’esperienza fantastica che mi ha fatto appassionare alle arti decorative dell’inizio del Novecento e più in generale all’arte moderna. Nel 2013 sono stata assunta come Assistant Curator alla Fondation Alberto et Annette Giacometti. Mi occupo della preparazione e dell’allestimento di mostre consacrate all’artista Alberto Giacometti in Francia e all’estero. Di recente la Fondazione ha collaborato con il nuovo Museo Mohammed VI d’arte moderna di Rabat alla realizzazione di una retrospettiva dedicata all’artista di cui sono stata co-commissario, la prima sul continente africano, e quest’inverno una nuova collaborazione con il Museo Picasso di Parigi e la Fire Station di Doha in Quatar ha dato vita alla prima esposizione dedicata alla relazione finora sconosciuta tra Giacometti e Pablo Picasso. In veste di co-commissario collaboro alle ricerche scientifiche necessarie alla costruzione del contenuto della mostra, alla selezione delle opere, alla scelta della scenografia, alla scrittura dei testi di sala e del catalogo. Un lavoro entusiasmante, mai monotono, che mi permette di viaggiare, collaborare con istituzioni sempre diverse e di consacrarmi alla mia grande passione la ricerche in storia dell’arte. In fondazione lavoro attualmente anche alla stesura del catalogo ragionato delle pitture di Alberto Giacometti, che sarà edito molto presto!
Pensi di rientrare in Italia, alla fine?
Non so cosa mi riserva il futuro, Parigi è una città bellissima e non prevedo di lasciarla prossimamente, visto che mi trovo molto bene. Ho un bimbo di qualche mese e desidero che abbia la possibilità di studiare in scuole internazionali, di respirare il più possibile cultura e soprattutto di realizzare le sue passioni. Io qui le sto realizzando, per cui credo che i presupposti ci siano anche per lui …
La vita è cara? Gli stipendi di lavoro sono adeguati a Parigi?
Certo, la vita qui è un po’ cara, ma gli stipendi sono anche adattati al costo del quotidiano. Come in tante città europee, bisogna conoscere i luoghi in cui si può spendere meno, evitare i quartieri troppo turistici ad esempio…
Cosa ti manca di più dell’Italia?
Probabilmente il fatto di non essere più in una città a misura d’uomo, in cui tutto è a due passi, le case dei parenti e degli amici, i negozi, i locali… basta una telefonata e ci si organizza in quattro e quattr’otto! Di Messina, la mia città, mi manca anche la vita di quartiere, uscire di casa e salutare i negozianti che ti hanno vista crescere, questo è praticamente impossibile in una città in cui si è circondati da grandi catene e in cui mancano i piccoli commerci. E poi chiaramente il cibo (in particolare i piatti della mia mamma!) e il mare, è difficile trattenere la lacrimuccia quando dopo tanto tempo lo rivedo dall’oblò dell’aereo!
Veronica Crocitti