Da Bangkok a Singapore, da Bali alle Gili Islands: ecco l’itinerario perfetto, con consigli, per organizzare un viaggio nel sud-est asiatico.
Cinque aerei, due pullman, quattro aliscafi, diversi treni, auto, tuk tuk, metro volanti e ogni tanto anche elefanti e tartarughe giganti. Diciassette giorni in viaggio, trentaquattro ore in volo, più di quindici mila chilometri percorsi tra culture, street food, meraviglie terrestri e subacquee. Snocciolato in numeri, il progetto From Italy to Bali è stato esattamente questo: un magico itinerario alla scoperta di luoghi, popoli, odori, sapori, culture e religioni di tre uniche nazioni del sud est asiatico.
Itinerario nel sud-est Asiatico
Da Bangkok e i suoi mercati galleggianti a Singapore e i suoi giardini bellissimi, da Bali e i suoi spettacolari templi alle Gili Islands e le loro creature oceaniche… vi parlo di un viaggio tra Italia, Thailandia, Singapore e Indonesia all’insegna dell’avventura, dello stupore e della bellezza.
ROMA – BANGKOK
Per organizzare il mio “From Italy to Bali”, l’itinerario di viaggio attraverso le meraviglie del sud-est asiatico, ho scelto come punto di partenza l’aeroporto Fiumicino di Roma. Per raggiungere la splendida Capitale della Thailandia mi sono affidata ad un volo diretto Roma-Bangkok (durata 12 ore) che, conti alla mano, è costato circa 330 euro (se riuscite a prenotare con un certo anticipo potete “catturare” delle offerte niente male). Prima di partire per la splendida avventura, come mio solito, avevo comunque preparato con cura ogni dettaglio, dalla valigia alla questione “connessione internet”, dall’assicurazione di viaggio alla scelta delle monete da cambiare, dallo studio minuzioso delle prese elettriche che avrei trovato nei vari Paesi all’abbigliamento adatto ad ogni circostanza. Due cose, in particolare, hanno fatto sì che l’intero progetto andasse a meraviglia:
- Avere sempre la connessione internet. Per me, così come per ogni viaggiatore ‘social’, essere connessi ad internet in ogni punto sperduto del mondo è una questione di fondamentale importanza. Tra post su Facebook, stories su Instagram, un “sto bene mamma” su whatsapp e un’email di lavoro a cui rispondere con urgenza, la faccenda della connessione dati non può davvero essere sottovalutata. Per rimanere online 24 ore su 24, senza dover andare alla ricerca costante di punti wifi free, ho deciso di affidarmi alla WiFi Travelers e, devo ammetterlo, è stata una scelta azzeccatissima. La Wifi Travelers mette a disposizione un servizio che vi permette di avere internet sempre e ovunque con una facilità impressionante: basta andare sul sito, prenotare (come se lo affittaste per un periodo) il loro routerino, inserire le date in cui lo utilizzerete, scrivere l’indirizzo di spedizione e scegliere l’abbonamento (Europa o resto del mondo). Riceverete il pacchetto a casa giusto in tempo per la partenza e, per connettervi durante il viaggio, vi basterà accendere l’aggeggio e selezionare la rete wifi. La batteria del routerino dura circa 13 ore (il carica batterie è incluso nel pacchetto) e, posso garantire, avrete sempre un’ottima connessione a portata di click. Una volta terminato l’utilizzo, quando sarete ormai rientrati dal viaggio, non dovrete far altro che re-impacchettare il tutto e imbucare in una qualsiasi cassetta postale.
- Sentirmi tranquilla con una buona assicurazione di viaggio. Non smetterò mai di ripeterlo: prima di mettersi in viaggio, che sia nel sud-est asiatico o altrove, è necessario (senza deroghe!) stipulare una assicurazione che copra ogni eventualità (malattie, infortuni, annullamento viaggio, cancellazione voli, danneggiamento bagaglio…) e che vi faccia sentire tranquilli per tutti i giorni che trascorrerete fuori casa. Dopo aver visionato le offerte di diverse compagnie, per “From Italy to Bali” ho deciso di affidarmi alla Columbus Assicurazioni e, nello specifico, all’opzione “annuale con copertura mondo intero”. Per chi, come me, è solito viaggiare spesso e in diverse parti del mondo, questa scelta può davvero risultare utile e produttiva. Perché? Perché per ben 365 giorni sarete coperti in ogni vostro spostamento e potrete godervi al meglio weekend, settimane bianche e fughe romantiche senza dover pensare a null’altro che rilassarvi e divertirvi.
BANGKOK
Il mio primo impatto con la Capitale della Thailandia è stato travolgente e olfattivo, nel vero senso della parola. L’odore intenso e penetrante di Bangkok, sublime connubio di street food, riso fritto, pesce essiccato, spezie pungenti e frutti esotici dai mille colori, ha la capacità di monopolizzare ogni cosa, perfino i pensieri. Tutte le mie giornate trascorse ad esplorare questa città hanno avuto come gentile compagno di avventure questo odore intriso di vita, lavoro e cultura.
Non esiste viaggio in cui io non cerca di immedesimarmi nella gente del posto provando a gustarne scorci e modi di vita attraverso gli occhi di un local. Alberto Bani, della Happy Viaggi Thailandia, è stato, in questo, un vero maestro. Se volete conoscere la vera Bangkok e scoprirla come foste un thailandese, mangiando tra i mercati e spostandovi con autobus, tuk tuk, barche-pullman, taxi boat e metro volanti, vi consiglio davvero di affidarvi alla sua agenzia: non vi deluderà.
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Per visitare bene la Capitale della Thailandia, con qualche piccola escursione nei dintorni, mi sono serviti quattro giorni. Bangkok è talmente grande che non basterebbe un mese per scoprirne ogni angolo eppure, con un po’ di organizzazione, è possibile creare un itinerario che vi porti a toccarne i luoghi più interessanti.
Tra di essi spiccano, senza alcuna ombra di dubbio: il Grande Palazzo Reale (vero simbolo del Regno di Thailandia) al cui interno si trova custodito il Wat Phra Kaew (Buddha di Smeraldo), il complesso del Wat Poh col suo enorme Buddha disteso, il Wat Arun (Tempio dell’Alba) con il Phranh (torre centrale eretta in onore della Dea Aruna), il Wat Traimit con il Buddha d’oro del peso di oltre 5 tonnellate, la Casa di Jim Thompson, Chinatown con i suoi mille vicoletti pieni di mercanzia, cibo e contrattazioni, le grandi vie Khaosan e Thanon Yaowarat e, per concludere in bellezza, gli sky-bar da cui è possibile godere di viste notturne e mozzafiato sull’intera città.
BANGOK E DINTORNI
Se state organizzando un viaggio nel sud-est asiatico, sappiate che a poca distanza da Bangkok si trovano alcuni posti assolutamente imperdibili. Tra questi spiccano il Maeklong Train Market, un antico mercato alimentare allestito sui binari della ferrovia, il Damnoen Saduak, un mercato galleggiante (letteralmente!) tra i canali artificiali che uniscono i fiumi Thaachin e Maeklong, il Ponte sul Fiume Kwai, situato nella provincia di Kanchanaburi e celebre per esser stato ‘protagonista’ dell’omonimo film vincitore di tre oscar, il tratto della “Ferrovia della Morte” che si erge tra strapiombi e panorami unici (potreste pensare di percorrerne un tratto col treno, rimarrete stupiti dal biglietto che vi farà fatto e timbrato in loco) e la Grotta di Tam Krasae.
Una tappa obbligatoria, che io stessa ho inserito come “must” nell’itinerario di “From Italy to Bali”, è poi Ayutthaya, la vecchia capitale del Siam. Situata a circa un’ora di macchina da Bangkok, Ayutthaya è un sito archeologico “a cielo aperto” che vi stupirà per la sua bellezza e la sua autenticità. Il Parco storico è Patrimonio dell’Unesco ed è proprio al suo interno che si trova la celeberrima “Testa del Buddha incastonata in un albero secolare”.
BANGKOK – SINGAPORE
La città Stato di Singapore, punta estrema della Malesya, è stata la seconda tappa del mio viaggio nel sud-est asiatico. Per raggiungerla mi sono affidata ad un volo diretto Bangkok-Singapore che, in meno di 3 ore e alla cifra di circa 80 euro (alla tariffa base – i prezzi si aggirano sui 30/40 euro – ho dovuto aggiungere il plus del bagaglio in stiva), mi ha catapultato nell’eclettico mondo di questa grande metropoli asiatica.
Se Bangkok è l’emblema del Buddhismo Theravada, Singapore lo è dei grattacieli, del colore e del lusso. La vita è molto più cara rispetto alla Thailandia dove potrete arrivare a spendere anche meno di 18 euro al giorno tra alloggio (camere singole), spostamenti (da 30 cent a 1 euro a tratta), pranzi, cene e massaggi (sì, con soli 2,50 euro potrete provare l’esperienza di un vero massaggio thai). Per una notte a Singapore i prezzi più economici si aggirano sui 50-60 euro ma potreste arrivare a spenderne anche 400/500 per uno degli hotel di lusso con piscina sul roof e camere ampie quanto un appartamento! Insomma, la scelta dipende da voi e dal vostro portafoglio.
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SINGAPORE
Affascinante e movimentata, la città Stato di Singapore è una culla di quartieri multietnici, centri commerciali immensi e grattacieli da capogiro. Per visitare bene l’isola servono almeno tre giornate, considerando anche che potreste arrivare a trascorrerne una intera all’interno dei Gardens by the Bay, gli splendidi giardini che si affacciano direttamente sull’Oceano Indiano.
Tra le cose “assolutamente da vedere” spiccano la coloratissima Little India, la spumeggiante Chinatown (luogo ideale per fare acquisti), Clark Quai, l’ultimo piano del Marina Bay Sands (sì, quello con la famosa piscina che si affaccia sui grattacieli della città) e l’isolotto di Sentosa con gli Universal Studios e le bianchissime spiagge di Palawan Beach.
3. SINGAPORE – BALI
L’Indonesia e l’ambitissima Isola degli Dei hanno rappresentato la tappa finale del mio viaggio nel sud-est asiatico. Una vera ciliegina sulla torta che, devo ammetterlo, sono stata tentata più volte di annullare per via delle svariate e tristi vicende che negli ultimi mesi hanno riguardato questa parte del mondo. Quando ho messo piede sul volo diretto Singapore-Denpasar (circa 2 ore e mezza di viaggio per un totale di 110 euro – bagaglio in stiva incluso), ero molto titubante per quello che avrei trovato non solo a Bali ma anche nelle isole vicino.
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Terremoti? Maremoti? Onde anomale? Eruzione di vulcani? Problemi con i voli interni? Esistevano talmente tante possibilità di infelici “happy ending” che, anche solo il pensarci, mi procurava vera angoscia. Dovevo trovare una soluzione e così, una volta atterrata all’aeroporto di Ngurah Rai, decisi direttamente non pensarci più. Fu la migliore scelta anche perché, come ebbi modo di scoprire più in là, viaggiare in Indonesia implica in sé la consapevolezza di non sapere mai, e dico mai mai, che cosa potrà succedervi da un momento all’altro. La chiamano “ring of fire” proprio perché l’Indonesia è imprevedibile, potente, viva più che mai. Non esiste angolo, tra quelle oltre diciotto mila isole, in cui tu possa davvero sentirti fuori pericolo… eppure, il suo irrazionale magnetismo risiede proprio in questo.
BALI
Il primo impatto con l’Isola degli Dei è stato davvero surreale: né negativo né positivo, semplicemente anomalo. I primi quattro giorni trascorsi a Ubud, nel cuore di Bali, hanno contribuito a distruggere, letteralmente, tutte le convinzioni che la mia mente (ma anche i cliché turistici) aveva creato in questi anni e costruirne altre, molto più realistiche, che pian piano si sono fatte spazio nei miei pensieri e nel mio cuore.
Questo processo di “presa di consapevolezza di cosa sia realmente Bali” è stato reso possibile grazie a Kade Yasa di Bali Fantastic Tour che, con la sua jeep e le sue spiegazioni local (Kade è un’eccezionale guida balinese ma parla uno splendido italiano), mi ha illuminato sull’isola, sulla sua cultura, il suo particolare induismo, le sue tradizioni e le sue stramberie.
In meno di ventiquattr’ore avevo sfatato tutti i miei miti:
- Bali non è l’isola di mare cristallino e spiagge bianchissime che tutti credono (personalmente ho visto l’Oceano soltanto dopo sei giorni di permanenza – l’avreste mai detto? Io no – e le spiagge che ho visitato mi hanno lasciato alquanto perplessa poiché
piccole e con le acque piene di alghe). In breve tempo ho capito che l’Isola degli Dei è tutto, ma proprio tutto, fuorché luogo di mare (a meno che non siate dei surfisti e allora le località come Pandawa Beach, Canggu o Seminiak potrebbero sembrarvi il Paradiso). - Bali è una destinazione decisamente low cost. Vi suonerà strano ma nell’Isola degli Dei potrete trovare alloggi (camere singole/doppie enormi con bagno all’interno e colazione inclusa) alla modica cifra di 5/6 euro a notte, potrete pranzare e cenare divinamente con 2/3 euro e potrete entrare ai Templi pagando gli ingressi mai oltre i 50/60 centesimi.
- Bali è quell’isola in cui puoi trascorrere anche 60 minuti in auto per percorrere solo 8 chilometri di strada e, soprattutto, Bali è quell’isola in cui scooteristi e automobilisti riescono a guidare peggio che a Roma (sì, è una cosa che mi ha molto provata).
UBUD
Se l’impatto con Bali è stato anomalo, i restanti dieci giorni sono stati un continuo susseguirsi di stupore e meraviglia. La scelta di alloggiare a Ubud per quattro notti (7 euro colazione compresa!), e di girare l’isola partendo dal suo centro, è stata azzeccatissima. Da questo punto strategico, grazie alla guida sapiente di Kade, sono riuscita a vivere, in maniera profonda e sentita, la vera cultura balinese. La mia iniziazione è cominciata nel Tempio di Tirta Empul dove, dopo aver indossato la tunica verde e la cintura rossa, mi sono immersa tra le acque gelide compiendo tutti i rituali di purificazione tipici dell’induismo balinese (anche chiamato Hindu Dharma).
Una volta rigenerata nello spirito, con un fiore bianco di frangipane dietro l’orecchio e un po’ di riso sulla fronte, ho iniziato ad esplorare in lungo e in largo le meraviglie dell’isola. Dalle risaie di Jatiluwih, divenute Patrimonio dell’Unesco, al Tempio di Pura Ulun Danu Batar, dalle meravigliose e incontaminate cascate Air Tenjun Munduk alla salita al cratere del Monte Batur, dall’altalena sulle terrazze di riso di Tegallalang alla Sacra Foresta delle Scimmie di Ubud, dall’Uluwatu Temple affacciato su una scogliera all’Ulun Danu Beratan Temple affacciato su un lago, dal palazzo reale di Mengwi alla Porta del Paradiso di Twin Lake, per concludere con il tramonto rosso dal Tanah Lot, il tempio sull’Oceano… Bali mi è entrata nel cuore e, davvero, non ne è uscita più.
NUSA PENIDA
L’Indonesia è composta da oltre diciotto mila isole, una più bella dell’altra. Non avendo a disposizione così tanto tempo per girarle tutte (ahimè!), ho dovuto “selezionare” quelle che, in pochi giorni, mi avrebbero permesso di scoprire scorci nuovi, mozzafiato e… anche marini. La mia scelta è così ricaduta su Nusa Penida, una delle isole più instagrammate di sempre, e sulle Gili Islands, celebri per le loro spiagge paradisiache e i loro fondali cristallini.
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Nusa Penida si trova proprio di fronte a Bali, a circa un’ora di fast boat (una sorta di piccolo aliscafo). Il viaggio oceanico è iniziato al Porto di Sanur, più precisamente sulla spiaggia del Porto di Sanur, poiché è proprio lì, tra i granelli di sabbia, che avvengono gli imbarchi. Il biglietto andata/ritorno è costato in tutto 550.000 rupie (circa 30 euro) e l’escursione è durata una giornata. Si parte la mattina e si rientra il pomeriggio. Nel mentre, si gira l’isola, o almeno i suoi punti più spettacolari: Kellinking Beach, Broken Beach, Angel’s Billabong e Cristal Bay.
GILI ISLANDS
Volevo il mare, lo desideravo più di ogni altra cosa. Nella mia mente agognavo, ormai senza sosta, il momento in cui avrei passeggiato all’alba su una spiaggia scintillante, raccogliendo conchiglie e scorgendo il sole far capolino da una distesa di azzurro intenso. E così, per concludere al meglio il mio viaggio nel sud-est asiatico ho scelto le Gili Islands. Sapevo che le tre piccole isole situate a nord-ovest di Lombok erano considerate dai locals come “le Maldive dell’Indonesia” e, semplicemente, non ho saputo resistere. Per i miei ultimi giorni di permanenza a Bali, ho così deciso di ritagliarmi uno spazio oceanico di tutto rispetto. Devo ammettere che ero un po’ titubante per il viaggio, circa 2 ore di aliscafo dal Porto di Padang Bai. Voi penserete: “Ma cosa vuoi che siano due ore?”. Nel resto del mondo, niente. In Indonesia, tutto. Se poi queste due ore implicano la traversata dell’oceano e delle sue misteriose correnti, con il punto interrogativo non solo della forza del mare, ma anche del vento e dei temporali tropicali che sono tanto devastanti quanto brevi e imprevedibili… beh, due ore in Indonesia possono sembrare anche un’eternità.
Le Gili Islands sono tre ed ognuna di esse ha un livello “turistico” differente. Nella scelta dell’alloggio, quindi, è bene prima domandare a se stessi, con tutta onestà, che cosa si va cercando. Divertimento, serate, locali e casino? Puntate su Gili Trawangan. Quiete, relax, tranquillità ma anche spiaggette attrezzate e dolci aperitivi al tramonto? Optate per Gili Air. Isolamento, silenzio, fuga da ogni contatto umano? Gili Meno fa per voi.
La mia scelta è ricaduta su Gili Air, considerata la via di mezzo delle tre. Mi è bastato mettervi piede per capire che, finalmente, avevo trovato quello che cercavo: mare talmente nitido da lasciar intravedere anche le pietre più piccole, spiagge così bianche da brillare di luce autonoma, strade talmente autentiche da farmi sentire un po’ Robinson Crusoe alla ricerca di Mercoledì, acque così calde da sembrare un brodo a cielo aperto. In poche ore avevo capito che quel fazzoletto di terra mi avrebbe regalato infinite emozioni, e così è stato.
A Gili Air non è permesso girare con i mezzi a motore e, così, la prima cosa che feci fu affittare una bici per esplorare in lungo e in largo l’isola (35 rupie per una giornata – circa 2 euro). In mezz’ora avevo completato l’intero perimetro.
A Gili Air ho raccolto coralli bianchi e conchiglie violacee, ho assaggiato pesce appena pescato e parlato con qualche isolano, ho visto tramonti che mi hanno fatto piangere e ho dormito circondata da gechi e… chissà quali altri animali.
A Gili Air ho fatto snorkeling nuotando tra le tartarughe giganti (esistono escursioni giornaliere che, alla modica cifra di 100 rupie – circa 6 euro, vi portano alla scoperta delle tre isole Gili e dei loro fondali), ho visto le celebri sculture subacquee di Gili Meno e ho sguazzato, felice come una bimba, tra mante e pesci dai mille colori.
A Gili Air ho concluso il mio viaggio nel sud-est asiatico con la consapevolezza di aver ritrovato, su quell’isola meravigliosa, la me stessa che cercavo da tempo. Prima di partire ho impacchettato una parte del mio cuore e l’ho lasciata cadere nell’Oceano, accanto alle tartarughe giganti, facendomi promettere che l’avrebbero protetta e conservata per sempre… o almeno fino al mio ritorno.