Erice, “u munti” di Trapani che annuncia la Trinacria | Sicilia in 500

by Veronica Crocitti

Erice, in provincia di Trapani, è stata la settima tappa di Sicilia in 500, il magico itinerario on the road attraverso l’isola a bordo delle storiche Cinquecento.


Con la Erice di Trapani è stato amore a prima vista. Soavemente adagiata sul Monte San Giuliano, magistralmente decantata da Gabriele D’Annunzio e Virgilio, la bella Eryx mi è entrata nel cuore ancor prima che attraversassi Porta Trapani e mettessi piede nel centro storico. Questo borgo che si fa chiamare “u munti” e che domina sull’antico Agro Ericino mi ha stregato quando ancora, su una Cinquecento color cielo, mi inerpicavo tra i suoi tornanti in un equilibrio perfetto tra terra e mare. La terra, quella che si innalzava alla mia destra e che, dal centro di Trapani, mi conduceva fino in vetta; il mare, quello che si stendeva alla mia sinistra e faceva da sfondo alla grande città in tutto il suo splendore.

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Erice ha una tradizione storica e mitologica antichissima che affonda le sue radici nell’Eneide di Virgilio e negli antichi testi di Tucidide. La storia narra che essa fu fondata da esuli troiani che, insieme alla popolazione locale, diedero poi vita al popolo degli Elimi. La leggenda, invece, racconta che Erice fu la patria del re Eryx, il gigante figlio di Afrodite e Bute che rimase ucciso da Eracle, noto ai più come Ercole.

Dopo aver attraversato Porta Trapani ed aver salutato i turisti che mi sorridevano incuriositi, mi sono subito diretta verso il Duomo. Gabriele D’Annunzio scriveva che Erice è la “vetta annunziatrice della Sicilia bella” così, per accertarmene, sono salita fin sopra al Campanile e mi sono affacciata dalla torretta. Trapani giaceva dinnanzi a miei piedi come una bella addormentata, mentre poco oltre, stagliate tra il blu cobalto del mare, facevano capolino le tre Isole Egadi. Per un attimo mi è parso che Favignana, con la sua celebre forma a farfalla, mi facesse un occhiolino complice.

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Addentrandomi verso l’interno, ho poi percorso la via Vittorio Emanuele rimanendo incantata dai viottoli in pietra che si aprivano alla mia destra e alla mia sinistra finché, dinnanzi al Comune, ho posteggiato il mio bel Cinquino e ho proseguito un po’ a piedi. L’atmosfera era di un’allegria contagiosa, con i negozietti che vendevano souvenires e i tipici colori rosso e giallo della Sicilia che spiccavano tra bar e ristorantini. Ho assaggiato le genovesi, i tipici dolci di pasta frolla di Erice, e infine, soddisfatta, sono tornata a prendere le quattro ruote.

Sarà che i Castelli esercitano su di me un fascino particolare, sarà che rievocano i tempi in cui sognavo di salire sulla zucca-carrozza di Cenerentola e di ballare nelle sale di cristallo della principessa Sissi, sarà che, nonostante l’età, rimango una bambina mai cresciuta… ma quando il Castello di Venere mi è apparso dinnanzi, il cuore si è aperto e il respiro si è fermato.

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Costruito in epoca normanna sulle rovine di un antico tempio fenicio-romano, il Castello di Venere è una splendida fortezza che si erge nell’angolo più meridionale del Monte Erice. Dopo esser stato la casa dei viceré aragonesi, divenne un carcere sotto i Borbone e, a fine ottocento, fu dato in concessione al conte Agostino Pepoli in cambio di un restauro.

Accanto al Castello si aprono gli splendidi giardini del Balio che, attraverso una strada che sembra uscita direttamente dalle favole, conducono alla parte settentrionale della fortezza. Dopo aver lasciato la Cinquecento, ho continuato a piedi verso la celebre Torretta Pepoli, il vecchio rifugio silenzioso del Conte, e, per un attimo, mi è sembrato di ritrovarmi in Paradiso. Tutta la costa nord di Trapani, dalla Tonnara di Bonagia alla riserva naturale del Monte Cofano, correva sotto il mio sguardo. Sono rimasta ad ammirare quel panorama per un tempo infinito…

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Ho lasciato il Castello di Venere con le parole di D’Annunzio che mi risuonavano nella testa. La Erice di Trapani è davvero la “vetta annunziatrice della Sicilia bella” eppure, se mi è concesso, oserei dire che Erice è anche qualcosa in più. E’ uno dei tanti bei volti della mia Trinacria, è uno dei tanti luoghi simbolo di quest’isola dalle mille contraddizioni, è uno di quegli scorci che “Sicilia in 500” mi sta permettendo di scoprire e raccontare.

[Sponsor partner del progetto: Caronte & Tourist, Marina del Nettuno, Cosimo Muscianisi, Dacci un TaglioVilla Laura, 3G Holding, Residence Kalonerò e Parc Hotels Italia].

Veronica Crocitti

#SiciliaIn500

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