Un via vai di ragazzi provenienti da tutto il mondo che si ritrovano a Bertinoro, nel cuore della provincia di Forlì, per studiare e seguire corsi di altissima formazione nelle antiche stanze della Rocca Vescovile. Un Museo Interreligioso unico in tutto il panorama europeo che si pone quale spazio dove culture e religioni monoteistiche si incontrano e dialogano. Una città con una storia affascinante che ha fatto dell’ospitalità il primo vessillo della sua comunità. Buon cibo e buon vino che si legano a luoghi, come il cipresso della Francesca di Dante, che odorano di storia, cultura e letteratura. Ho avuto il piacere di visitare Bertinoro e la sua Rocca durante un mio viaggio in Romagna e adesso ve ne parlo.
La Rocca di Bertinoro, da sede vescovile a cittadella della cultura
La Rocca di Bertinoro venne eretta nel X secolo con funzioni militari. Dalla sua strategica posizione era infatti possibile dominare su tutta la pianura romagnola.
Per cinque secoli la Rocca ebbe una funzione importante nella difesa dell’area finché, a partire dal XV secolo, perse il ruolo di castrum per assumere quello di sede di tutti i vescovi di Bertinoro. L’ultimo a risiedervi fu monsignor Giuseppe Bonacini, nel 1969.
Oggi la Rocca di Bertinoro si presenta con un nuovo volto, giovane, aperto e universitario. Dal 2000, con la fine del restauro, essa è difatti la sede ufficiale del CEUB, il Centro Universitario di Bertinoro diretto da Andrea Bandini.
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Il CEUB
Durante la mia visita al Centro Universitario di Bertinoro ho avuto modo di apprezzare la suggestiva bellezza di aule didattiche e camere collocate nelle antiche e prestigiose stanze della Rocca, del Rivellino e dell’ex-seminario vescovile. È in questi spazi, tra affreschi e vetrate che abbracciano i panorami della Romagna, che il CEUB ospita i corsi di altissima formazione e offre ai suoi studenti un centro residenziale completo di tutto, dalla ristorazione al teatro, dagli spazi ricreativi agli oltre quattro ettari di parco in cui poter camminare e rilassarsi. Un piccolo angolo di paradiso dove i corsisti sperimentano e vivono, al di là degli studi, il territorio caloroso e accogliente che li circonda.
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Il Museo Interreligioso di Bertinoro
Il Museo Interreligioso di Bertinoro sorge all’interno delle segrete e della cisterna della Rocca, entrambe risalenti al XII secolo, e si pone l’obiettivo di creare uno spazio dove le culture e le religioni monoteistiche del cristianesimo, dell’ebraismo e dell’Islam possano incontrarsi, conoscersi e dialogare.
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Il percorso del Museo – che ho avuto l’onore di scoprire insieme al direttore Enrico Bertoni – si snoda tra sale che portano a riflettere sugli elementi che uniscono il credo di ebrei, cristiani e musulmani. Dalla Sala del Male a quella della Meditazione, dalla Sala di Mosè a quella dell’Agorà, il percorso è un susseguirsi di esperienze sensoriali, reperti storici, sculture e rappresentazioni.
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Da sapere! Dal 18 agosto 2021, il Museo Interreligioso di Bertinoro apre su prenotazione il sabato e la domenica dalle 15 alle 18 per gruppi organizzati di almeno 10 persone, fino a un massimo di 20.
Il borgo (e i dintorni) di Bertinoro: cosa vedere
Passeggiare lungo le stradine in pietra che si snodano ai piedi della Rocca di Bertinoro regala la sensazione di esser tornati indietro nel tempo. L’aura che aleggia tra le vie borgo è pacata e spensierata, così come i sorrisi degli abitanti che incrociano e salutano turisti e viandanti.
La colonna dell’ospitalità
“Ospitalità” è la parola d’ordine di Bertinoro. La “Colonna degli Anelli”, che sorge accanto al Municipio ed alla Cattedrale, sta lì a ricordarlo.
Fu Dante, nel XIV canto del Purgatorio della Divina Commedia, a parlare per primo del giudice Guido del Duca e della colonna che fece costruire per mettere fine alle dispute delle famiglie nobili del tempo. Si racconta che ognuna di esse vi incastonasse un anello (12 in tutto) e che i forestieri ne usufruissero per legare i cavalli diventando così ospiti sia della famiglia che della comunità.
Curiosità! Ancora oggi, nella prima settimana di settembre, Bertinoro celebra la “Festa dell’Ospitalità”, un evento molto sentito e partecipato.
Il quartiere ebraico La giudecca
La storia narra che, alla fine del XIV secolo, una comunità ebraica si insediò a Bertinoro nella zona che oggi è compresa tra via Mainardi e via Fossato. È lì, esattamente all’angolo, che sorge il palazzo della Giudecca, testimonianza di quel tempo. Sul suo lato orientale è ancora oggi possibile scorgere delle formelle in terracotta i cui simboli lasciano presupporre l’antica presenza di una sinagoga.
La strada della Vendemmia
La strada della Vendemmia rappresenta il massimo legame di Bertinoro coi vitigni Sangiovese e Albana, primo vino italiano ad ottenere il riconoscimento D.O.C.G. Il percorso parte da via della Trinità e termina, dopo 100 metri, in via Vendemini. Lungo la strada sono esposte, in maniera permanente, sette tele realizzate da altrettanti pittori locali il cui leitmotiv è costituito dalla vita del vino e della vigna.
Curiosità! Non puoi davvero dire di esser stato a Bertinoro se non pratichi l’arte del “be”, ossia del bere buon vino accompagnato da piatti tipici della tradizione romagnola come tagliatelle, cappelletti e piadine.
Pieve di San Donato di Polenta
A render celebre la Pieve di San Donato di Polenta fu Giosuè Carducci. Nell’Ode a lei dedicata, il poeta suggerisce che Dante Alighieri vi si recò e pregò durante il suo esilio da Firenze.
Si racconta che Dante trovò ospitalità a Polenta presso i signori di Ravenna e che, in tale circostanza, conobbe uno dei suoi personaggi più celebri, la Francesca del V Canto dell’Inferno.
Il cipresso di Francesca
“Amor che a nullo amato amar perdona” è uno dei versi più famosi del V Canto dell’Inferno della Commedia di Dante Alighieri. La storia del tragico amore di Paolo e Francesca – che tanto abbiamo studiato nei libri di scuola – ha lasciato il segno nel cuore di molti. In pochi sanno però che il cipresso presso cui la ragazza rifletteva si trova proprio nei dintorni di Bertinoro.
Il cipresso di Francesca, a cui fa riferimento anche Giosuè Carducci nella sua “Ode alla Chiesa di Polenta”, sorge su colle di Conzano, non lontano dal paesino di Polenta.
Da sapere! Purtroppo non si tratta del cipresso originale che fu fatto saltare dalle truppe tedesche durante gli anni della II Guerra Mondiale.
Il Balcone della Romagna
Ho salutato Bertinoro con un po’ di tristezza nel cuore. Mi sono affacciata dalla terrazza della piazza del Municipio ed ho abbracciato, con un solo sguardo, tutto quello che vi era intorno. Cesena, Cesenatico, Forlimpopoli, il porto di Ravenna, perfino Rimini.
“Il balcone sulla Romagna” che accoglie, ospita e stupisce, mi ha fatto vivere giorni magici… e lo ringrazio per tutto questo.
Veronica Crocitti
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